Il grande spettacolo del cielo by Marco Bersanelli

Il grande spettacolo del cielo by Marco Bersanelli

autore:Marco Bersanelli [Bersanelli, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788820095772
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2017-01-04T16:00:00+00:00


Legge e mistero

Ora finalmente tutti i frammenti erano andati al loro posto. La linea dell’antico vaso si poteva ammirare in tutta la sua semplicità e bellezza. Newton aveva completato l’opera dei suoi predecessori con una visione d’insieme originale, sobria e potentissima. Ma, a dispetto di tanta luce, qualcosa di oscuro si nascondeva nel cuore di quella legge.

La gravità newtoniana, per come era definita, agiva attraverso lo spazio vuoto, istantaneamente, a qualunque distanza. Possibile? Come può quella forza comunicarsi da un corpo all’altro? Come fa una mela a sapere che là sotto c’è la Terra che la costringe a cadere? Chi o che cosa informa i pianeti che laggiù, a milioni di chilometri di distanza, c’è la massa del Sole che incurva le loro traiettorie? La legge sembrava funzionare, ma nessun rapporto causa-effetto fu mai così inverosimile, così lontano dal buon senso. Molti autorevoli pensatori del tempo, gente del rango di Huygens e Leibniz, vedevano nelle idee di Newton un passo indietro del pensiero, quasi un ritorno a un approccio aristotelico o addirittura alla magia e alle forze occulte – sospetti che peraltro l’assiduo impegno di Isaac nella pratica dell’alchimia contribuiva ad alimentare.

Il problema era serio. Lo stesso Newton era perplesso. In una lettera al teologo Richard Bentley del Trinity College, con il quale intrattenne un’intensa corrispondenza, ammise la difficoltà: «[...] che un corpo possa agire su un altro a distanza attraverso il vuoto, senza la mediazione di null’altro [...] è per me una tale assurdità, che io credo che nessun uomo che abbia la facoltà di pensare in materie filosofiche possa mai credere in essa».10 Non per questo Newton dubitava del valore dei propri risultati, ma ammetteva che in quella azione a distanza si celava un che di inesplicabile: «hypotheses non fingo», scrisse nei Principia, non m’invento ipotesi. Profondamente sensibile alla dimensione religiosa e teologica, in quel tratto inspiegabile Newton intravide uno spazio per l’intervento di Dio nella natura: «La gravità dev’essere causata da un Agente che agisce costantemente in accordo a certe leggi, ma che questo Agente sia materiale o immateriale, l’ho lasciato alla considerazione del mio lettore».

Invocava una causa soprannaturale non solo per l’azione a distanza, ma anche per le condizioni iniziali che avevano dato origine ai movimenti dei corpi celesti al momento della creazione del mondo. In due precedenti lettere a Bentley aveva scritto: «Il moto che attualmente hanno i pianeti [...] fu impresso da un Agente intelligente [...]. Né c’è alcuna causa naturale che possa dare ai pianeti quegli esatti gradi di velocità in proporzione alle loro distanze dal Sole ed altri corpi centrali, che fu indispensabile per fare in modo che essi si muovano in orbite concentriche»;11 e: «Non conosco alcuna potenza in natura che possa causare questo moto trasversale senza il braccio divino».12

La capacità delle nuove leggi di spiegare i fenomeni osservati era grande, ma non assoluta. Esse lasciavano ancora spazio al mistero, all’imponderabile. Solamente il «braccio divino», pensava Newton, poteva aver impartito a ogni particella l’esatto impulso iniziale necessario per generare quelle orbite,



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